AUTORI

Francesco Rinarelli
Manager Retail & Consumer Goods – Innovation Lab
Giorgio Garlera
Senior Consultant Banking & Payment Systems

Vestire il Futuro: l’evoluzione invisibile dei Wearables, tra stile e tecnologia 

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Le wearable technologies – tradotto letteralmente, le tecnologie indossabili – esistono da quando esiste la scienza moderna.  

Due esempi di come la tecnologia e lo stile possano essere coniugati sono certamente gli orologi e gli occhiali, ma anche i materiali tecnici utilizzati nel workwear o nell’abbigliamento per sportivi professionisti: si pensi, ad esempio, ai costumi utilizzati dai nuotatori nel biennio 2008-2009 che garantirono prestazioni record mai ottenute prima .

Quello che contraddistingue però le wearable technologies sono i sensori e la connettività. Ed ecco perché è opportuno guardare a queste tecnologie con un occhio diverso. 

Le wearable technologies come parte dell’Internet of Things 

Sin dalla sua prima apparizione nel lontano 1982, seppure in maniera embrionale, il concetto di Internet of Things (IoT) e le sue successive evoluzioni sono state applicate a svariati ambiti, dalla domotica alle smart car, dall’integrazione di intere filiere produttive – approvvigionamento delle materie, logistica, retail ecc –  fino alla gestione delle infrastrutture urbane (illuminazione, trasporto, acquedotti, parcheggi), le cosiddette smart city. Tra le varie applicazioni di IoT rientrano senz’altro anche le wearable technologies, che racchiudono tutti i device elettronici indossabili da una persona.  

Anche se il concetto è associato alla contemporaneità, in realtà le origini delle tecnologie indossabili risalgono addirittura al tredicesimo secolo, con l’introduzione dei primi occhiali da vista, e poi al sedicesimo secolo con l’uovo di Nuremberg (il primo orologio da tasca) fino ad approdare ai giorni nostri, e più precisamente all’inizio degli anni ’80 con i “progenitori” degli smart glasses. Questo excursus storico sottolinea non solo quanto l’utilizzo di queste soluzioni sia diffuso, ma anche da quanto tempo l’esigenza di una tecnologia da portarci addosso inconsapevolmente ci accompagni. 

Che cosa sono le wearable technologies oggi 

Così come gli esempi sopra citati, anche le wearable technologies si sono evolute nel corso degli anni, raggiungendo diversi livelli di sofisticazione e ambiti di applicazione. 

Se da una parte risultano ampiamente diffusi e di uso comune i device applicati a settori come healthcare o fitness, l’uso di wearable anche in virtù dell’evoluzione tecnologica (AI, 5G NR-Light, LPWA) è molto più pervasivo ed impatta settori apparentemente a basso grado tecnologico. 

Esempi tipici di applicazione per healthcare e fitness sono: 

  • sensori ECG per il monitoraggio costante del battito cardiaco, al fine di individuare eventuali aritmie, nonché per trasmettere i dati agli operatori specializzati per attivare eventuali soccorsi; 
  • smart patches per la misurazione dei livelli di glucosio nel sangue e la somministrazione di insulina secondo tempi e quantità prescritte; 
  • smart glasses o smart lenses per la rilevazione di anomalie visive; 
  • contapassi, smart ring, fasce cardio per la rilevazione dei principali parametri (battito, velocità media, saturazione) durante l’esecuzione di attività fisica; 
  • smart clothes/smart textile, ossia capi composti da fibre in cotone e nylon, uniti ad elementi come sensori o fibre ottiche (le cosiddette ultra-smart fabrics), a supporto di un’attività sportiva professionale, capaci monitorare e gestire, ad esempio, esposizione ai raggi UV, idratazione, traspirazione, postura, ecc; 
  • neurotech, ossia quegli strumenti utilizzati per le terapie applicate a patologie neurologiche o neurodegenerative (e non solo, si pensi che questi strumenti vengono utilizzati anche per la cura di malattie quali obesità o diabete di tipo-2), che invece di essere applicati all’interno del cranio, vengono posizionati sulla parte esterna della calotta cranica o sul tessuto epiteliale 

Ma possiamo ritrovare applicazioni di wearable technologies anche in altri settori, come ad esempio: 

  • Nel settore entertainment and gaming, che viene ricordato come il primo settore (fine anni ‘80/inizio anni ’90) ad aver adottato tecnologie come visori, realtà aumentata, smart glasses; 
  • Nel settore della moda, dove l’evoluzione tecnologica non si è limitata a sviluppare capi tecnici, ma anche capi pensati per l’uso quotidiano. In questo senso, la collaborazione tra Levi’s e Google ha portato alla creazione della prima smart jacket (denominata Commuter Trucker Jacket) ossia una giacca che permette, tramite dei comandi localizzati nel polsino, di rispondere al telefono, ascoltare musica, avviare il navigatore, ecc; 
  • Nel settore militare, dove sono state sviluppate applicazioni che monitorano i segni vitali dei soldati, che permettono di effettuare simulazioni tramite visori VR-based, nonché sensori inseriti negli stivali che permettono di stimare la capacità dei soldati di sostenere l’equipaggiamento o di stimare come le condizioni del terreno impattano la loro operatività 

Un’espansione (finora) sottotraccia 

Mappare la crescita dei wearable in termini di penetrazione e valore di mercato è qualcosa che risulta difficile per svariati motivi: per l’estrema eterogeneità delle sue forme, per i cambiamenti costanti nelle abitudini dei consumatori – complice il fatto che ad oggi un wearable sia considerato più come un accessorio superfluo che come una necessità – e infine per la spesa crescente nei prodotti della cura della persona. Ed è dunque naturale aspettarsi che le statistiche in tal senso riflettano la diversità di interpretazioni su cosa sia e non sia un wearable. 

Statista, ad esempio, stima in 1,1 miliardi di pezzi il numero di “connected device” attualmente in circolo, con un valore di mercato di 68 miliardi di dollari per i soli device legati a smart fitness e healthcare. 

Ma Gartner già nel 2021 stimava un mercato di 94 miliardi di dollari per il 2022, mentre Mordor Intelligence descriveva un mercato di 186 miliardi di dollari nel 2023, destinato a crescere al ritmo medio di 17,6% nei successivi cinque anni.  

Fortune, poi, stimava il giro d’affari complessivo di c.a. 93 miliardi di dollari per il 2022, proiettando le stime a 121 miliardi per il 2023, fino ad una stima di 931 miliardi di dollari per il 2030 (con un CAGR del 33.9% nel periodo complessivo). 


La quota di mercato principale (un quarto di tutto il giro d’affari) riguarderebbe i device per i settori Health & Fitness, seguito dai settori dei servizi finanziari (crescita supportata da un numero crescente di Fintech e dalla sempre più massiccia diffusione degli smartwatch) e dal settore del Gaming & Entertainment.  

Al di là delle incertezze di un tale calcolo, stiamo comunque parlando di una spesa media annua di 8-21 dollari a essere umano destinata a raddoppiare in quattro anni. Incremento che sarà trainato principalmente da tre fattori: riduzione delle dimensioni dei device, che saranno sempre più “invisibili” e interconnessi; autonomia energetica (batterie più durature o minore consumo); e infine una decrescita nel prezzo medio, per permettere la penetrazione in mercati ad oggi marginali.  

Dall’Internet of Things all’Internet of People 

Mentre associare le wearable tech al mondo dell’IoT consente di inquadrarle nel fenomeno di tecnologia diffusa, è importante capire che l’asset principale rimane il dato. Proprio la sensoristica e la connettività permettono di rendere sempre più capillare, integrabile e trasferibile l’informazione. In questo senso, la crescita del wearable è stata soprattutto l’imporsi di un paradigma di body analytics e presto, con la diffusione su larga scala dell’intelligenza artificiale, di augmented body

In questo senso, i wearable diventano certamente accessorio per l’app che li monitora, ma le app stesse sono a loro volta, in maniera crescente, strumento per l’offerta di servizi di human augmenting: reminder customizzati per la dieta, consigli su azioni e di prodotti basati sui dati corporei, diagnostica in tempo reale, coaching intelligente di attività sportiva. Guardando all’offering di diversi leader di settore, risulta evidente come il modello di prezzo integri al valore del device quello di una sottoscrizione mensile per i servizi: è il caso di Fitbit Premium, di Wahoo X e di Whoop. 

Anche la tecnologia può essere “assorbita”  

Accanto alla connettività, è evidente la volontà a creare dispositivi indossabili che si fondano sempre più con gli accessori personali, spaziando tra il lusso e il minimalismo. La spinta verso l’invisibilità nasce dalla crescente richiesta di dispositivi tecnologici che si integrino armoniosamente nella vita quotidiana senza compromettere lo stile personale. 

L’adozione di un design minimalista e l’uso di materiali pregiati permettono ai wearable di diventare accessori di moda, oltre che strumenti funzionali. La sfida sta nel coniugare estetica raffinata e prestazioni avanzate in dimensioni sempre più ridotte. Ciò richiede innovazioni in termini di miniaturizzazione dei componenti e di efficienza energetica. I dispositivi devono offrire funzionalità avanzate come il monitoraggio della salute e la connettività, pur mantenendo un aspetto discreto ed elegante. 

Ovvio, pertanto, l’impatto sul settore luxury, principalmente in ottica di collab con produttori di device (es: gli smart ring Oura a marchio Gucci, le smart shirt di Polo Ralph Laurent, l’orologio Samsung Gear firmato dalla maison di alta gioielleria DeGrisogono). Ma non solo: basti pensare che il primo utilizzo dei Google Glass fu durante la sfilata alla NYFW del 2012, quando le modelle indossarono gli occhiali per registrare la sfilata di Diane von Fustenberg. 

Un trend che non si ferma all’integrazione con l’accessorio. Sul fronte delle già citate smart patch, il mercato vede una crescita a doppia cifra per tutto il decennio, con un valore stimato tra i 15 e i 23 miliardi di dollari entro il 2030. Il driver non è solo il monitoraggio clinico, ma la possibilità di un monitoraggio più accurato dei parametri corporei sia per l’attività sportiva che per l’alimentazione. 

Al Salone dei Pagamenti 2023 sono state presentate due soluzioni che già abbracciano le evoluzioni sopra descritte. Intesa SanPaolo e Mastercard hanno presentato la loro collab con l’azienda svedese Tapster (attiva nei settori dei pagamenti contactless): un anello che, oltre a coniugare elementi estetici particolarmente eleganti non richiede alcun tipo di batteria o connessione internet. Sempre Mastercard, inoltre, ha presentato un’altra soluzione particolarmente innovativa, chiamata “Nail Pay”: tramite un chip installato sull’unghia (vera o artificiale), permette di effettuare il pagamento senza la necessità di avere la carta fisica o altro device. 

La previsione è quindi che, se la patch e l’anello sono il fronte del wearable nel 2024, l’implantable lo diventi per la fine degli anni ‘20. Se lo scenario può ancora fare paura, l’attrattiva è chiara: si tratterà di dispositivi in grado non solo di garantire accuratezza nelle misurazioni finora riservata alle sale di diagnosi, ma anche di promettere l’aumento di prestazioni o persino l’aumento delle capacità cognitive

I principali rischi 

Guardando ai trend, che mostrano una progressiva diffusione di connettività e assimilazione del wearable al corpo e allo stile personale, risultano intuitivi i rischi connessi, che sono soprattutto legati ai dati, alla loro privacy e alla loro sicurezza: dove questi vengono immagazzinati, quali presidi vengono attuati per evitare accessi non autorizzati e furto. Sebbene sia fondamentale che i presidi di sicurezza siano il più avanzato possibile, occorre sottolineare il ruolo fondamentale che gioca l’awareness dei temi di sicurezza e privacy da parte dell’utilizzatore. 

Si pensi al caso di Strava: l’app, con oltre 100 milioni di utenti, che permetteva di individuare dei trail o dei percorsi vita per fare attività fisica con altri utenti, ha portato all’individuazione di siti militari americani e inglesi attivi in zone altamente sensibili (Siria e Afghanistan). Peraltro la scoperta non fu conseguenza di un attacco hacker, ma di un’analisi effettuata da uno studente universitario australiano sui dati raccolti e diffusi dalla stessa Strava. In casi simili è necessario per l’utente comprendere come i dati saranno utilizzati e, nel caso emergessero dubbi su come i dati vengono archiviati o utilizzati, procedere con la disabilitazione di determinate feature o l’uso di alternative

La progressiva integrazione di AI nella mediazione del dato pone un ulteriore livello di rischio. Le raccomandazioni dei “coach virtuali”, le diete “customizzate”, finanche le interpretazioni di dati corporei, giocano spesso al confine con il consiglio medico e pertanto sono comprensibilmente oggetto di scrutinio da parte del legislatore

Da gadget a strumenti indispensabili 

Mentre le wearable technologies continuano a evolversi, trasformandosi da semplici gadget a strumenti indispensabili nelle nostre vite quotidiane, è essenziale considerare non solo il loro potenziale tecnologico, ma anche l’impatto che hanno sulla società, sull’ambiente e sulla nostra etica. 

D’altro canto, le wearables continuano a evolversi rapidamente, integrando nuove funzionalità e migliorando l’esperienza utente, soprattutto nel campo del fitness e del benessere. L’integrazione dell’AI e la crescente interconnessione con l’IoT stanno ridefinendo il panorama dell’offerta al punto da rendere difficile una previsione di lungo termine.  

Ci avviciniamo a un futuro in cui la tecnologia è sempre più integrata nel tessuto stesso del nostro essere, ed è cruciale che procediamo con un’attenta considerazione delle implicazioni di questa sintesi. 

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