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L’eCommerce in Italia continua a crescere in termini di fatturato. La pandemia ha dato una spallata alle inibizioni dei potenziali acquirenti che grazie a nuove abitudini di acquisto (e allo smartphone) comprano online settimanalmente (più del 50% di italiani tra i 16 e i 64 anni).
L’eCommerce manager è tra le professioni più richieste e più ambite. Anche se ancora c’è confusione sul suo ruolo, aumenta la consapevolezza dell’importanza di figure su questo ambito anche per aziende più tradizionali. Beni di largo consumo e sanità sono settori in crescita.
Cambiano i tempi e soprattutto cambia la tecnologia a supporto dei sistemi di acquisto. Se un tempo le competenze erano più tecniche e gestionali, oggi alle skill analitiche si sommano soprattutto quelle di ascolto.
Il futuro? Sicuramente legato all’Intelligenza Artificiale, come ci racconta in questa intervista Maria Luisa D’Urso, esperta docente e consulente di eCommerce management.
Maria Luisa, se ti dico eCommerce, tu cosa mi rispondi?
Capacità di fare impresa. Ancora oggi mi capita di parlare con improvvisati che vorrebbero fare eCommerce, perché lo stanno facendo tutti. Purtroppo, è troppo poco chiaro che dietro c’è un Piano di Impresa, un’idea che diventa business plan, un prodotto o un servizio valido, e tanto impegno (economico e non). Per quanto riguarda invece la formazione dei giovani ma anche meno giovani sulla tematica, penso che, nonostante sia tra i lavori più ambiti del momento, l’eCommerce manager oggi viene visto spesso come il tuttofare digitale e, ahimè, anche sottopagato.
Cos’è diventato l’eCommerce oggi? E come è cambiato nel tempo?
Mi rendo conto che alcune cose – per lo più tecnologiche – sono cambiate ma altre sono uguali a quando ho iniziato, 15 anni fa. In generale noto meno investimenti tecnologici e più investimenti in comunicazione e media buying. Oggi è possibile autorealizzare un eCommerce a basso costo per testare l’idea o per validarla come direbbero gli esperti di startup. Ma anche lato corporate, con l’avvento dell’headless eCommerce è possibile modificare frontend e tutto quanto necessario per stare al passo con i tempi senza dover per forza investire in replatforming costosissimi e mantenendo tutti i dati in un altro tipo di back-end, (se dico cose difficili perdonatemi). Dall’altra parte è aumentata la competitività tra eCommerce e oggi è più costoso l’acquisto di spazi media digitali, la “pubblicità” e l’essere presente su un numero di canali che aumenta ogni anno esponenzialmente.
La pandemia cosa ha significato?
La pandemia è stata una spallata alle inibizioni e paure che gli stessi italiani hanno avuto verso l’eCommerce. I settori maggiormente coinvolti sono stati infatti proprio quelli che stavano attendendo da tempo di entrare nell’abitudine di acquisto online come ad esempio il grocery, l’health, ma anche il wine, e tanti settori b2b che erano rimasti indietro rispetto ai più scontati fashion, entertainment, turismo e tecnologia di consumo.
E dopo la pandemia cosa è successo?
Quando siamo ritornati a vivere le città, abbiamo abbandonato alcune abitudini di acquisto online e molti settori hanno visto calare, come era già previsto, il numero di acquirenti. Per fortuna un calo contenuto, visto che anno dopo anno l’eCommerce in Italia cresce in termini di fatturato. In Italia il 47,1% delle persone tra i 16 e i 64 anni acquista qualcosa online ogni settimana rispetto al 57,6% nel mondo. Dal punto di vista dei dispositivi di accesso è il mobile lo strumento di riferimento con il 49,6% del tempo degli italiani speso. Per quanto riguarda la spesa degli italiani collegati rimane comunque un ampio margine di crescita se si considera che in Italia il 2,26% del PIL viene speso dagli italiani per beni di consumo online rispetto ad una media mondiale del 3,53% e ad esempio la Gran Bretagna dove questa percentuale arriva al 5,13%.
E il tuo lavoro come è cambiato?
Sicuramente sono aumentate le casistiche di fallimenti e di chiusure prevedibili e previsti, sono aumentate le richieste di eCommerce al “volo” ma noto anche un aumento della consapevolezza. Gli errori e la voglia di cavalcare l’onda della pandemia hanno portato fortunatamente anche alla diffusione di conoscenza della materia e delle difficoltà del settore.
Che competenze ha oggi un eCommerce manager?
Fino a qualche anno fa un eCommerce manager doveva saper gestire le macchine (intesa come tecnologia, piattaforma eCommerce, gestionali, etc etc) e le persone, oggi invece deve saper interrogare e interagire con le macchine e le persone. Sta arrivando, secondo me, un nuovo umanesimo tecnologico, per cui le capacità di saper comunicare con macchine ed esseri umani è senza dubbio una skill rilevante. Un eCommerce manager deve quindi essere in grado di ascoltare, analizzare, prevedere, ottimizzare, utilizzando ogni strumento utile.
Come ti formi? Come ci si forma un eCommerce manager?
Formarsi rientra proprio in quelle attività di analisi e ascolto. Io leggo molto, sono una lettrice affamata, leggo libri tecnici, post di LinkedIn, di Instagram, blog, leggo almeno 4 ore al giorno. Un eCommerce manager, come tanti altri professionisti, dal farmacista al cassiere, consolida la sua formazione in un sol modo: sul campo, dopo aver messo ovviamente delle solide basi di marketing, di gestione aziendale, di user experience, user design, e … di ascolto e analisi.
Quali evoluzioni vedi nel futuro? Quanto sarà impattante l’intelligenza artificiale?
Prevedo un futuro bellissimo ma complicato. Per quanto riguarda l’eCommerce ovviamente ci saranno delle evoluzioni migliorative che elimineranno alcuni livelli di complessità e manualità, a sostegno del processo decisionale. Basta pensare alle implicazioni che l’Intelligenza artificiale può avere sull’elaborazione dei dati per compiere analisi predittive o banalmente analisi. Già oggi con alcuni plugin di ChatGpt4 è possibile dare in pasto alla Chat un csv o xml di dati e interrogare la macchina su alcune informazioni rilevanti per avere in Real time, senza dover stare dietro al settaggio di analytics e di altri strumenti, tutte le informazioni necessarie. Dallo storico del tasso di conversione, al giorno con maggiori vendite, all’incrocio di dati esogeni ed endogeni per capire il motivo di un calo o aumento di vendite (meteo, insabilità economica, avversità varie e imprevedibili). Oppure pensiamo anche all’impatto che le Ai hanno avuto sulla gestione delle immagini, la generazione ad esempio di foto per cataloghi eCommerce, o ancora sull’elaborazione di testi complessi come le schede prodotto. I campi che vengono pervasi sono tanti e ancora non si parla di Vr, di reatà virtuale. La tecnologia appena avrà un costo mediamente più sostenibile, impatterà su tutto ed è una questione urgente da gestire anche per le istituzioni.
Bio Maria Luisa D’Urso
Docente e consulente di eCommerce management e digital marketing, recruiter digitale per vocazione, imprenditrice non del tutto consapevole e wine blogger per passione. Mamma di Isabella, il progetto più bello e difficile di tutti.