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La sostenibilità d’azienda è un argomento che il pubblico percepisce tramite campagne di comunicazione o iniziative il cui fine ultimo spesso è il miglioramento della percezione del brand.
Aldilà di questo ambito, in cui le imprese hanno piena discrezionalità, è pur vero che il diritto dell’UE, recepito nei singoli Stati, regola il modo in cui determinate grandi imprese sono tenute a divulgare informazioni sul modo in cui operano e gestiscono le sfide sociali e ambientali.
La direttiva 2014/95/UE – detta anche direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario (NFRD) – stabilisce infatti le norme sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario e sulla diversità da parte di talune grandi società.
Se oggi l’obbligo di redazione del cosiddetto Bilancio di Sostenibilità è ormai consolidato per le grandi imprese, il campo di applicazione della normativa è in continua estensione e coinvolgerà presto aziende di dimensioni più ridotte.
Per quanto riguarda l’Italia si passerà nei prossimi anni da un ordine di grandezza che si misura in centinaia di aziende a un perimetro che ne coinvolgerà migliaia.
Questa sfida è una occasione perché le imprese introducano processi e strumenti utili non solo ai fine della sostenibilità ma anche al miglioramento dell’efficienza operativa.
La Carbon Footprint
Nel Bilancio di Sostenibilità il tema della Carbon Footprint è uno degli elementi della componente relativa all’ambiente.
Lo spazio dedicato a questo calcolo è tutto sommato marginale rispetto alla rilevanza che il tema ha assunto a livello globale, sia dal punto di vista delle effettive ricadute che da quello dell’attenzione dell’opinione pubblica.
I meccanismi economici di disincentivo alle emissioni hanno finora riguardato i settori a maggiore impatto, ma è ragionevole prevedere un futuro in cui tutte le aziende saranno in qualche modo valutate su questi aspetti, sia dalle istituzioni che dal mercato.
Per questo motivo la misurazione della CO2 equivalente merita una particolare attenzione.
Livelli di misurazione: l’azienda
Per calcolare la carbon footprint delle aziende sono due le metodologie maggiormente utilizzate. Da una parte il GHG Protocol, dall’altra lo standard dell’Organizzazione Internazionale per la Standardizzazione (ISO), con particolare riferimento all’ISO 14064.
Nello specifico la norma ISO 14064-1 definisce i principi e i requisiti per la progettazione, lo sviluppo, la gestione e la rendicontazione dei gas serra a livello di organizzazione aziendale.
Questo livello potrà non essere sufficiente in futuro.
E’ probabile che sia i consumatori per le loro scelte che le istituzioni per i meccanismi di incentivo/disincentivo (es. l’EU Carbon Border Tax) siano interessati anche alla Carbon Footprint dei singoli prodotti.
Livelli di misurazione: il prodotto
Per passare al livello di prodotto, il riferimento è rappresentato dalla ISO 14067 che dettaglia quanto già espresso a livello di LifeCycle Assessment (LCA) nelle ISO 14040 e 14044.
La misurazione della Carbon Footprint della produzione, come fase facente parte del LCA, è un esercizio la cui complessità è fortemente influenzata dalla tipologia di prodotto e dalle sue configurazioni.
Il caso più semplice è rappresentato da aziende monoprodotto, con produzione di processo poiché gli input e il processo tendono ad essere altamente standardizzati. Stabilimenti differenti appartenenti alla stessa azienda potrebbero avere differenze nell’impatto pur a parità di processo, ad esempio per diversi livelli di efficienza, ma è possibile comunque stabilire una relazione stabile tra quantità prodotte e CO2 equivalente.
In questo caso la valutazione della Carbon Footprint può essere un esercizio one-off basato su misurazioni a campione, senza che vengano necessariamente introdotti processi strutturati o tecnologie di misurazione permanenti. Per esempio, il consumo di un forno può essere misurato su un periodo di tempo definito, al fine di determinare la CO2 equivalente oraria e usare questo valore per il calcolo.
La misurazione in questo contesto può essere efficacemente gestita con competenze tipiche dell’ambito della Sostenibilità, integrate da un sopporto dell’area Operations.
Il caso più complesso è invece rappresentato da aziende con produzione discreta e su commessa dove input e processo possono, potenzialmente, essere diversi da prodotto a prodotto.
In questo caso la valutazione della Carbon Footprint passa necessariamente per un intervento trasformativo perché deve basarsi su dati raccolti automaticamente e nel continuo. Il forno dell’esempio precedente potrà infatti lavorare a temperature differenti, a seconda del prodotto. Una eventuale misurazione a campione non sarebbe rappresentativa e approssimazioni basate sulle medie potrebbero portare a notevoli sotto o sopravvalutazioni nell’attribuzione allo specifico prodotto.
Per ottenere il dettaglio richiesto nelle misurazioni è necessario avere un livello elevato di digitalizzazione della produzione, con macchinari che comunicano dati a una infrastruttura informatica in grado di elaborarli in modo efficiente e con risultati significativi.
In questo ambito, dunque le competenze dell’ambito della Sostenibilità si associano a quelle dell’Industry 4.0.
L’opportunità rappresentata da questa sfida è che gli interventi richiesti non sono specifici per la finalità di misurazione della Carbon Footprint ma coincidono con quelli che portano all’efficienza della produzione e alla efficacia del controllo.
Questi interventi possono quindi essere supportati da business case che tengano conto di benefici ulteriori rispetto a quelli derivanti da approcci di alto livello alle misure di sostenibilità, intesi come approcci che si fermano alla valutazione della dimensione in modo aggregato.
Ad esempio, è possibile combinare tecniche di monitoraggio continuo e puntuale di parametri di processo con tecniche di analisi dati che permettano non solo la misura delle emissioni del processo ma di identificare e così prevenire anomalie di produzione.
L’associazione tra Sostenibilità e Industry 4.0 consente inoltre di sfruttare i migliori tra gli incentivi pubblici disponibili per le due tipologie di iniziative.
Questa sovrapposizione dei due ambiti può consentire di aumentare la valutazione di priorità nel top management aziendale. Per i COO, dunque la sostenibilità può passare da essere un vincolo operativo a una opportunità per avanzare nel percorso della digitalizzazione e dell’efficienza.
Il ruolo di BIP
BIP ha sviluppato e applicato con successo tutte le competenze necessarie per accompagnare i propri clienti nelle attività sia di redazione del Bilancio di Sostenibilità sia nella analisi dei processi produttivi e nella loro digitalizzazione, passaggio necessario per la misurazione di dettaglio della Carbon Footprint a livello di prodotto.
Per approfondimenti saremo lieti di condividere il nostro approccio e raccontare le nostre esperienze.